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Atailda, la figlia segreta della nobilissima Galla Placidia, augusta romana e regina dei Visigoti

17 febbraio 2015 Nell’agosto del 410 (V secolo d.C.), il re visigoto Alarico dei Balti, dopo aver assediato Roma per altre due volte, riesce a entrare, sembra con aiuti dall’interno e la saccheggia. Poi parte per l’Italia meridionale con la diciottenne Galla Placidia in ostaggio. Galla Placidia è figlia di Teodosio I e della seconda moglie Galla. Il fratellastro di Galla Placidia è Onorio, l’imperatore della parte occidentale dell’Impero Romano con sede a Ravenna. Galla Placidia è un ostaggio prezioso. Alarico chiede da qualche tempo di essere reintegrato nell’esercito romano, chiede cibo e terreno per sistemarsi con i suoi uomini. Queste richieste non sorprendano, è normale che l’impero romano stringa alleanze con i “barbari” secondo le necessità. Ricordiamo che ormai le forze armate romane, vista la scarsità di arruolamenti in patria, ricorrono spesso ad alleanze con ex nemici. Addirittura si contano nove imperatori Illirici nominati grazie al valore sul campo di battaglia. Alar

Specchi

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1 giugno 2008 C onosco l'evoluzione di questo artista dai suoi esordi nel campo della Pittoscultura. Egli ha integrato, come altri, diversamente da altri, pittura, scultura e giustamente, essendo un ravennate, il mosaico. Mosaico non fatto di tessere di marmo o smalti, ma di specchi. Gli specchi nelle sue opere non sono da valutare come semplici decorazioni ma fanno parte di una ricerca tendente a rendere la luce indipingibile, viva, vivace, a volte tetra ma comunque mutevole come le sue opere che possono considerarsi autonome da lui a tutti gli effetti. Cos'è la vita se non un continuo cambiamento? Ecco, questi sono i suoi lavori. La panoramica delle opere dell'autore parte dalle forme classico-decorative, dalle divagazioni etniche per puro divertimento ed approda a ricerche che richiamano i suoi interessi per l'Informale. La base di partenza dopo questa ulteriore evoluzione è lo specchio: superficie che riflette immagini, quindi superficie che muta co

Ravenna e le chiese chiuse

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A Ravenna, come in altre città, esistono alcune chiese non più operanti, sconsacrate e letteralmente chiuse. Una di queste è l’antichissima Santa Croce. Intanto vediamo dove si trova e il ruolo che ricopriva in origine. Imboccando Via Galla Placidia (di fianco la basilica di San Vitale) si incontra la Basilica di Santa Maria Maggiore edificata dal vescovo Ecclesio fra il 520 e il 530 (VI secolo per intenderci). Proseguendo si arriva a una costruzione spoglia che non attira mai l’attenzione perché non c’è nessuna indicazione. Ebbene è quello che resta dell’antica chiesa di Santa Croce. Fu fatta costruirfe da Galla Placidia nel V secolo, attorno al 420 e sembra le fosse particolarmente cara perché, come racconta Agnello, lo storico, “…si dice che…Galla Placidia ordinava di porre candelabri sopra quattro basi di marmo rosso e si gettava di notte e di giorno sul pavimento a pregare Dio e trascorreva la notte, pregando in lacrime, finché i ceri mandavano luce” Corrado Ricci, nella

PERSONALE

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C onosco l'evoluzione di questo artista dai suoi esordi nel campo della Pittoscultura. Egli ha integrato, come altri, diversamente da altri, pittura, scultura e giustamente, essendo un ravennate, il mosaico. Mosaico non fatto di tessere di marmo o smalti, ma di specchi. Gli specchi nelle sue opere non sono da valutare come semplici decorazioni ma fanno parte di una ricerca tendente a rendere la luce indipingibile, viva, vivace, a volte tetra ma comunque mutevole come le sue opere che possono considerarsi autonome da lui a tutti gli effetti. Cos'è la vita se non un continuo cambiamento? Ecco, questi sono i suoi lavori. La panoramica delle opere dell'autore parte dalle forme classico-decorative, dalle divagazioni etniche per puro divertimento ed approda a ricerche che richiamano i suoi interessi per l'Informale. La base di partenza dopo questa ulteriore evoluzione è lo specchio:  superficie che rif